INGRID: “LE FARC, ANACRONISTICHE E SENZA FUTURO”
Buenos Aires, Ambasciata di Francia, martedì 2 dicembre 2008. Eccola, finalmente, Ingrid Betancourt, la più nota ex-ostaggio delle “Forze armate rivoluzionarie colombiane” (Farc), liberata lo scorso luglio dopo oltre 6 anni di sequestro. Indossa un vestito elegante ma sobrio. Viso senza trucco, un paio di orecchini pendenti, i capelli raccolti dietro la nuca.
In Argentina, Ingrid inizia una sorta di tour di ringraziamento nei paesi latinoamericani, a 5 mesi dalla sua liberazione. Davanti ad una folta schiera di giornalisti, fotografi ed operatori, riuniti in una sala dell’ambasciata di Francia, la donna franco-colombiana parla lentamente e con voce pacata, quasi dolce. Come dolci sono le sue parole. Soprattutto quando ricorda coloro che sono ancora prigionieri, per i quali chiede un’immediata liberazione. Ha ringraziamenti per tutti: per
Qualcuno domanda di Hugo Chávez, forse sperando in qualche frecciata polemica nei confronti del presidente venezuelano. La delusione è servita immediatamente. “Chávez - spiega
Il tono di Ingrid cambia radicalmente quando le domande vertono sulle Farc. Non c’è in lei alcuna comprensione per le “Forze armate rivoluzionarie della Colombia”. “Questo - spiega - è stato il loro anno nero: sconfitte, morti eccellenti, umiliazioni, lotte intestine. Spero che i colpi subiti servano per rettificare le loro posizioni. Certamente non sono una formazione guerrigliera, men che meno sono una guerriglia romantica”. E, su sollecitazione di una giornalista cilena, aggiunge: “Sono preistoriche ed anacronistiche. Io vi suggerisco di andare a leggere le loro proposte programmatiche: non vi troverete nulla di nuovo. Veramente, nulla di nuovo. Anzi, sono tanto conservatrici che io le considero di destra estrema. Se le Farc non cambieranno radicalmente, non avranno più spazio in questa America Latina. Se invece cambieranno, ci troveranno con le braccia aperte in un’attitudine di perdono e fraternità”. Con queste parole ecumeniche, Ingrid Betancourt chiude la conferenza stampa. Dalla sala si alza un applauso. Lei se ne va, quasi in punta di piedi.
Paolo Moiola
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